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Beskrivelse
Le Bucoliche sono la prima opera poetica di sicura attribuzione di Publio Virgilio Marone. Fu redatta tra il 42 e il 39 a.C., quando Il poeta aveva una trentina di anni. Le poesie sono raccolte in dieci Egloghe.La loro pubblicazione fece conoscere Virgilio a Roma e gli consent? di entrare a far parte del circolo di Cilnio Mecenate, patrocinato da Ottaviano poi Augusto.Seguiranno poi le Georgiche e l'Eneide a completare la produzione letteraria di Virgilio e incoronarlo tra i sommi poeti.Gi? in quest'opera giovanile si evidenzia il genio del poeta e senza paragoni sono la grazia e l'eleganza dei versi. Le poesie sono ricche di deliziosi quadretti e pervase di arguzia.Virgilio canta vicende della vita di pastori, che percorrono boschi e campi di una Arcadia immaginaria e narra i loro dolori, i loro amori, i loro battibecchi.Virgilio attinse anche alle composizioni di Teocrito, ma la sua ? un'opera del tutto originale, che si discosta dalle fonti che l'hanno ispirata.Abbiamo scelto di fare una traduzione moderna e scorrevole, fedele all'originale. Ma la sintesi, l'immediatezza e l'armonia la si gusta solo nel testo latino, quindi abbiamo inserito quello pubblicato da Oxford Classical Texts.All'inizio di ogni Egloga, una breve presentazione ne illustra l'argomento e le Note aiutano alla comprensione del testo.Vi sono una serie di Capitoli di approfondimento: Biografia, Profilo Letterario, Il Mecenatismo, Gli Strumenti Musicali, Metrica Latina, Bibliografia.I collegamenti ipertestuali consentono di navigare agevolmente all'interno del testo.Due esempi del fraseggiare di Virgilio.Versi di intenso lirismo (egl.IX). Qua vieni, Galatea; che svago vi ? infatti nelle onde?Qui primavera splendente, qui intorno ai fiumi, variegatifiori produce il terreno, qui un candido pioppo alla grottasovrasta e le flessibili viti intessono luoghi ombrosi.Qua vieni; lascia che le onde furiose percuotano le spiagge.huc ades, O Galatea; quis est nam ludus in undis?hic ver purpureum, varios hic flumina circumfundit humus flores, hic candida populus antroimminet et lentae texunt umbracula vites.huc ades; insani feriant sine litora fluctus. (egl. IX).Battibecchi tra pastori, con versi irruenti, spezzati, concitati, e con sottintesi maliziosi, appena accennati (egl.III).MenalcaO sempre infelice, pecore, il bestiame! Mentre egliriscalda Neera e teme che lei non preferisca me a lui, qui un pastore estraneo munge due volte ogni ora, e il vigore al bestiame e il latte agli agnelli ? sottratto.DametaCon pi? misura tuttavia queste cose son da rinfacciare a degli uomini, ricorda.Abbiamo saputo sia chi te, mentre di traverso osservavano i capronie sia in quale - ma indulgenti le Ninfe hanno sorriso - tempietto.MenalcaAllora, credo, quando videro me, l'albero di Miconee anche le viti novelle tagliare con falce malvagia.DametaO qui presso i vecchi faggi quando l'arco di Dafnirompesti e le frecce: quelle cose che, maligno Menalca, e quando le vedesti regalate al ragazzo, ti addoloravanoe se in qualche modo non avessi fatto danno, saresti morto.MenalcasInfelix o semper, oves, pecus! ipse Neaeramdum fovet ac ne me sibi praeferat illa veretur, hic alienus ovis custos bis mulget in hora, et sucus pecori et lac subducitur agnis.DamoetasParcius ista viris tamen obicienda memento.novimus et qui te transversa tuentibus hirciset quo - sed faciles Nymphae risere - sacello.MenalcasTum, credo, cum me arbustum videre Miconisatque mala vitis incidere falce novellas.DamoetasAut hic ad veteres fagos cum Daphnidis arcumfregisti et calamos: quae tu, perverse Menalca, et cum vidisti puero donata, dolebas, et si non aliqua nocuisses, mortuus esses. (egl. III).