Du er ikke logget ind
Beskrivelse
Dall''introduzione dell''autore:
Il libro che qui presento, ha l’obiettivo di analizzare tutta una serie di racconti, in gran parte di natura fantastica, che secondo gli autori classici che li raccolsero (Svetonio nelle Vite dei dodici Cesari e gli scrittori della Historia Augusta) avrebbero preannunciato il potere a diversi imperatori romani. Si tratta di un gruppo eterogeneo di narrazioni conosciute come «presagi di potere» o, con l’espressione latina, omina imperii.
Il materiale di questo libro è costituito da storie come quella che narra il coito della madre di Augusto con un serpente nel tempio di Apollo o la crescita straordinaria di una quercia nella proprietà di Vespasiano, la caduta senza conseguenze di un fulmine sulla dimora di Antonino Pio o il sogno di partorire serpenti di color porpora alla vigilia della nascita di Alessandro Severo. Senza dubbio è un curioso oggetto di ricerca, che richiama immediatamente l’ambiente meraviglioso delle favole di Grimm, Garkins o Andersen la cui trama, come sappiamo, presenta un’infinità di sogni, prodigi, apparizioni e profezie di natura assai distinta.
Per quanto la comparazione tra il materiale di studio del libro e i racconti o le leggende popolari avvolga oggi lo studio (e soprattutto la sua proiezione sociale) di un fascino particolare, essa ha rappresentato a lungo, invece, un grave problema, poiché tali racconti furono e sono ancora considerati meri aneddoti o semplici favole carenti di valore storico da una grande quantità di studiosi, secondo la visione positivista del concetto di storia che condiziona e limita soggettivamente le proprie fonti di informazione.
Ma il disprezzo degli omina come materiale di ricerca storico costituisce solo uno dei problemi legati a questo tipo di racconti e, senza dubbio, non il peggiore. Lo studio dei presagi di potere dal punto di vista filologico ha creato la diffusa opinione che tali storie siano creazioni artificiali di eruditi sulla base di citazioni letterarie di autori precedenti. Ciò significa che, dalla prospettiva filologica, sarebbe ammissibile solo una linea di indagine, cioé la ricerca del parallelo letterario dal quale deriva ogni racconto: ed è stata proprio questa, effettivamente, la tendenza generale nell’affrontare i testi ominali...