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Beskrivelse
Meglio vincere o divertirsi? Questa la domanda che Matteo Bruschetta si posto mentre scriveva C' del calcio in Danimarca. Paese che vai, dualismo calcistico che trovi. Da un quarto di secolo in Danimarca ci si chiede: meglio la Nazionale di Messico 1986 o quella Campione d'Europa nel 1992? Due squadre agli antipodi, come filosofia, guida tecnica e interpreti.Negli anni Ottanta, al pari del Brasile di Zico e della Francia di Platini, la spensierata Danimarca port una ventata d'aria fresca nel difensivo calcio dell'epoca. Una squadra allenata dal tedesco Piontek e composta da campioni quali Michael Laudrup, Elkj r, Simonsen e tanti altri che abbandonarono la propria terra per cercar fortuna in Italia, Olanda, Belgio o Germania, anticipando la sentenza Bosman di almeno un decennio. Una squadra moderna calcisticamente ma antica nello spirito, tra serate in discoteca, dozzine di birre e uno stile di vita non proprio impeccabile.La Danish Dynamite fu una squadra libera e gioiosa, come gli abitanti di questo piccolo Paese, da sempre in vetta alle classifiche della qualit della vita. Capace di sconfiggere una dopo l'altra l'Italia di Bearzot, l'Inghilterra di Robson, la Germania Ovest di Beckenbauer e altri giganti del calcio, quella squadra-falena si bruci poi con serena incoscienza in uno sciagurato pomeriggio a Quer taro. Durante i quei Mondiali di Messico '86, persino Diego Maradona si fece immortalare con la maglietta a righine biancorosse di una delle Nazionali pi cult di sempre. Una squadra che, pur non avendo vinto nulla, entrata nella storia, come l'Ungheria di Pusk s o l'Olanda di Cruijff.Dopo le dimissioni di Piontek e il ritiro dei campioni, la Danimarca operaia del nuovo Ct Richard M ller Nielsen si qualific agli Europei del '92 solo dopo l'esclusione della Jugoslavia in guerra. A ripescaggio ancora caldo, si parl di una nazionale piovuta dalle spiagge pi esotiche, dalle vacanze pi spensierate. Una leggenda metropolitana, smentita dai risultati. Ars ne Wenger, inviato da Platini a osservare i danesi prima del torneo, pronunci una frase memorabile: Cos'ho visto d'interessante a Copenaghen? Di sicuro, non la squadra che vincer l'Europeo. Il brutto anatroccolo danese diventa invece cigno, scrivendo una delle favole pi sorprendenti della storia del calcio.Le pagine di Bruschetta sono bussole preziose, rendono atto a un popolo e alle sue imprese, a quell'essere o non essere che lo sport ha allontanato da Amleto per consegnarlo a una sintesi netta: essere, punto. Troverete nomi, cognomi, tabellini ma soprattutto sapori, aneddoti, retroscena, canti e persino cantici. Nel rispetto rigoroso dei fatti, come insegnano nelle scuole di giornalismo. In campo e fuori, se vi agganciamo il fenomeno dei Roligans, risposta quieta alle bravate dei truci hooligans.Sullo sfondo della statua della Sirenetta, che domina l'ingresso del porto di Copenaghen, e con la colonna sonora, appena accennata, delle fiabe di Hans Christian Andersen, il viaggio dentro una piccola nazione che ha saputo esprimere una Nazionale grande, vi sorprender e vi conquister . Tanti i personaggi da raccontare: "Cavallo Pazzo" Elkj r; i fratelli Laudrup; il cantante Arnesen; il genio Simonsen, unico Pallone d'Oro nella storia del calcio danese; il portiere Schmeichel e il gregario Vilfort. Toccante la vicenda di quest'ultimo: mentre Kim partecipava agli Europei in Svezia, sua figlia Line, sette anni, lottava contro la leucemia. Icari dalle ali di ferro, non di cera. Fino a quando il sole non ne pretese il ritorno al grigio della normalit .Gli intrecci con il calcio italiano moltiplicano le suggestioni e la complicit della trama. Leggere i passi, come aprire un baule dimenticato in soffitta e trovarvi oggetti, quadri, foto, stoffe, dischi che la pigrizia dell'et aveva allontanato dalla modernit . Non dal cuore, per . Se avete bisogno di un antiquario appassionato e scrupoloso, lo troverete in Matteo Brus